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Mechatronics Engineering

Dipartimento di Ingegneria Industriale

Classe di laurea: LM33 - Ingegneria industriale
Ammissione: accesso libero, con verifica dei requisiti (vedi procedure di ammissione)
Durata e lingua del corso: 2 anni, in lingua inglese
Sede: Dipartimento di Ingegneria Industriale, Povo - Trento

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Il corso offre una formazione che permette di affrontare con successo le sfide tecnologiche imposte dalla transizione digitale. L’approccio proposto è quello dell’ingegneria di sistema, dove l’oggetto di studio è concepito come un insieme complesso di elementi che interagiscono a più livelli, scambiando informazioni ed esprimendo capacità percettive e cognitive. Questi sistemi, noti come Cyber Physical Systems, rappresentano la tecnologia che maggiormente caratterizza l’Industria 4.0.

Il primo anno è finalizzato all’acquisizione degli strumenti teorici necessari per consolidare la capacità di comprendere, formalizzare, modellare, simulare e controllare un sistema meccanico intelligente. Il secondo anno completa la formazione dando la possibilità di scegliere fra tre curricula:

  • Mechanics: verte sugli strumenti avanzati per la progettazione di sistemi meccanici, la loro prototipazione e il testing, oltre che sullo sviluppo di tecnologie di produzione.
  • Electronics and Robotics: studia le tecniche di Intelligenza Artificiale orientate ai sistemi robotici, i sistemi di misura e modellazione, la pianificazione e il controllo di sistemi meccatronici.
  • Intelligent Vehicles: tratta le tecnologie abilitanti la progettazione e lo sviluppo di sistemi intelligenti per veicoli connessi e autonomi e i sistemi di trasporto intelligente.

Il corso forma ingegneri di sistema di alto profilo che possono operare in aziende manifatturiere o di servizi, nelle amministrazioni pubbliche, negli enti di ricerca e nella libera professione. Forti delle loro competenze interdisciplinari (meccanica, elettronica, automatica e informatica), sono in grado di progettare, sviluppare, produrre, innovare e gestire moderni Cyber Physical Systems.
 

I nostri studenti

intervista a Federico Morelli. Federico è laureato in Ingegneria industriale; è inoltre iscritto al corso di laurea magistrale in Ingegneria meccatronica dell'Università di Trento. Viene da Riccione.

Federico, che cosa ti ha spinto verso l’ingegneria meccatronica?
Quando mi sono iscritto ad Ingegneria industriale, quasi 4 anni fa, avevo in mente di fare Ingegneria dei materiali. Meccatronica non mi interessava, pensavo che avrebbe comportato passare quasi tutta la propria vita a programmare robot o simili, ma col tempo mi sono ricreduto. Devo ammettere che fino a pochi mesi dalla laurea triennale ancora non sapevo se iscrivermi alla magistrale in materiali o meccatronica, quindi ho deciso di fare un laboratorio di materiali e la prova finale a tema meccatronico: analisi dinamica e strutturale di un ponte flottante per chitarra elettrica. Durante questo studio ho dovuto costruire un modello semplificato e scrivere le equazioni che ne governano il movimento, in seguito le ho dovute risolvere utilizzando un semplice algoritmo al computer ed ho confrontato i risultati con il comportamento reale; da questi risultati inoltre emergevano possibili modifiche da realizzare per rendere più leggero il componente e risparmiare materiale, quindi un costo minore per il produttore; inoltre, siccome si trattava del componente di una chitarra di 20 anni fa, è stato interessante notare come le modifiche che ha subito nel corso degli anni seguissero esattamente i risultati che avevo ottenuto. Infine emergeva che il modello semplificato che avevo costruito non solo produceva dei risultati estremamente accurati, ma lo faceva in maniera estremamente veloce, rendendolo interessante nel caso si volesse costruire un sistema di controllo accurato per auto-accordare la chitarra.
Mentre facevo questo lavoro mi sono semplicemente reso conto che mi piaceva. Costruire modelli, eseguire simulazioni, trovare migliorie, cercare metodi per introdurre una sorta di “intelligenza” nel sistema … il tutto sfruttando le possibilità offerte dal computer. Certo, i modelli semplificati non rappresentano esattamente la realtà, ma quando si sa come costruirli le si avvicinano molto. In un certo senso è come se noi ingegneri non ci accontentassimo di studiare la realtà, ma volessimo trovare il modo di plasmarla al nostro volere.

Che cosa ti ha spinto a studiare a Trento?
Vengo da Riccione, in questi quattro anni mi sono sempre sentito dire “ma cosa sei venuto a fare qui tra i monti? Avevi già il mare!”. Già prima della maturità ero convinto di fare ingegneria ed ero disposto a fare qualche chilometro in più per farla in una buona facoltà. Un giorno, mentre studiavo, mia mamma è arrivata con la classifica delle università del Censis e Trento era tra le prime cinque e mi ha messo la pulce nell’orecchio dicendomi di andare a vedere, alla peggio avrei perso un giorno di lezione. Dopo l’Open Day i miei iniziali progetti sono stati messi in discussione: Trento era una buona università, dava ottime opportunità di ricevere una borsa di studio ed era una città tranquilla; infatti vivendo in una città che d’estate viene presa d’assalto dai turisti, non mi andava di trasferirmi in una città dove avrei trovato la stessa confusione tutto l’anno. Col passare dei mesi l’ipotesi Trento si faceva sempre più predominante, così mi sono reso conto che quello che avevo visto qui corrispondeva a quello che volevo come università e mi son deciso ad iscrivermi ad Ingegneria industriale.

Credi che studiare ingegneria dia buone possibilità di accesso al mondo del lavoro nonostante gli attuali tempi di crisi?
La crisi ha costretto le aziende che lavorano in settori ad alta tecnologia a reinventarsi, cercare di espandersi per essere più competitive. Durante l’ultimo Career Day un’azienda ha raccontato che non ha assunto un ragazzo che aveva svolto la tesi con loro perché la concorrenza gli aveva offerto un contratto prima di loro. Trovare lavoro è diventato più difficile perché la competizione si è fatta più agguerrita ed i posti si sono ridotti, ma questo problema è compensato dal fatto che sempre più aziende si accorgono di aver bisogno di ingegneri giovani e di talento se vogliono innovare e crescere.

Cosa deve avere uno studente per avere successo in questo campo?
Bisogna avere passione ed ambizione, essere persone che si impegnano al massimo in quello che fanno. Bisogna non avere paura del fatto di avere delle lacune, ma pensarle come un’opportunità di imparare qualcosa di nuovo. Non arrendersi mai, anche quando degli esami vanno male bisogna rimboccarsi le maniche: “al prossimo appello voglio arrivare a saperne più del professore!”. Infine sarebbe cosa buona e giusta essere delle persone che sanno meravigliarsi: nel nostro campo ci sono delle novità ogni anno, ma si rischia sempre di dare tutto per scontato, solo meravigliandosi si può mantenere viva la passione anche quando le cose vanno male e ci si accorge che un tuo concorrente ha lavorato meglio di te.