Scienze e tecniche di psicologia cognitiva
Dipartimento di Psicologia e Scienza Cognitive
Classe di laurea: L20 - Scienze della comunicazione
Posti disponibili (a.a. 2024/25): 230 (accesso con test di ammissione)
Durata e lingua del corso: 3 anni, in lingua italiana
Sede: Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, Rovereto (TN)
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In questo corso di laurea si studiano la mente, la parte anatomo-funzionale del cervello, il comportamento umano e animale, attraverso una molteplicità di discipline, che vanno dalla psicologia alle neuroscienze, dalla statistica per l’analisi dei dati all’informatica, dalla matematica all’ergonomia cognitiva. Un elemento caratterizzante del corso è la capacità di applicare le conoscenze teoriche della psicologia cognitiva nei diversi ambiti della società, del mondo produttivo e dell’agire umano in generale.
I nostri studenti
intervista a Miriam Stefani, iscritta al secondo anno del corso di laurea in Scienze e tecniche di psicologia cognitiva. Viene da un paesino nella provincia di Venezia
Che scuola superiore hai frequentato e come mai hai scelto questo corso di laurea?
Ho frequentato un istituto tecnico turistico a Venezia, al termine del quale la mia unica certezza era di non voler continuare il mio percorso di studi nell'ambito del turismo. Per questo motivo mi sono presa un anno sabbatico, durante il quale ho lavorato come ragazza alla pari in Germania e ho avuto modo di riflettere su come proseguire il mio percorso di studi. Alla fine, dopo aver chiesto diversi consigli ed essermi fatta raccontare le esperienze di altr* student*, ho optato per la materia che più mi interessa e affascina, tenendo conto dei vari possibili sbocchi lavorativi.
Hai in previsione un'esperienza all'estero, ce ne parli?
A fine agosto partirò per un semestre di studio all'estero a Bangkok, in Thailandia, grazie al programma di mobilità internazionale "accordi bilaterali". Avendo una grande passione per le culture straniere, ho pensato potesse essere una buona idea combinare il mio interesse per la psicologia a quello per la cultura orientale. Mi piacerebbe dare un indirizzo internazionale alla mia carriera, per questo motivo ritengo utile già dalla triennale confrontare il sistema didattico italiano con quello estero, vedendo cosa vuol dire studiare psicologia dall'altra parte del mondo.
Oltre allo studio, nel tempo libero ti dedichi al teatro e al volontariato. Ci parli di come queste attività diventano parte dell'esperienza universitaria?
Durante questi due anni ho fatto parte di due associazioni universitarie: al primo anno sono entrata in ESN, un'associazione che si occupa di aiutare studentesse e studenti Erasmus, fornendo assistenza al loro arrivo e organizzando eventi come gite ai mercatini di Natale, cene internazionali, feste a tema e molti altri. Grazie a ESN sono riuscita ad ambientarmi a Trento in pochissimi mesi, dandomi la possibilità di conoscere la città, ragazz* internazionali ma anche coloro che oggi sono tra i miei più car* amic*. Al secondo anno, invece, ho preso parte del progetto CTU creato dall'associazione teatrale universitaria: un corso di teatro svolto assieme ad altr* 24 ragazz* e al regista, che ci ha portat* a riprodurre uno spettacolo al teatro sociale di Trento. Un'esperienza bellissima e arricchente che mi ha dato la possibilità di scoprire il mondo del teatro ma soprattutto di conoscere ancora una volta persone meravigliose.
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intervista a Chiara Iannaccone, iscritta al corso di laurea magistrale in Neuroscienze dell'Università di Trento. Viene da Avellino.
Ci sono molti luoghi comuni sulla figura dello psicologo. Quali sono secondo te i più devianti?
La figura dello psicologo è associata molto spesso a pregiudizi e stereotipi, come quello che sia in grado di leggere nella mente altrui e di capire cosa stanno pensando gli altri. Molto spesso la gente mi chiede “Studi psicologia quindi ora guardandomi capisci cosa sto pensando?” No! Lo psicologo non ha superpoteri che gli permettono di leggere la mente. Lo psicologo può solo provare a comprendere quello che il paziente decide di mostrare di sé e non è in nessun modo in grado di capire cosa sta accadendo nella sua mente a meno che questo non decida di condividere i suoi pensieri e stati d’animo.
Tu vieni da lontano, perché hai scelto l’Università di Trento?
Ho scelto l’Università di Trento perché è sicuramente un polo d’eccellenza per studiare e fare ricerca in scienze cognitive in Italia. In particolare, la cosa che più mi ha spinto a venire qui è l’approccio integrato tra psicologia e biologia che credo sia fondamentale per comprendere fino in fondo la mente umana.
Cosa significa fare ricerca in psicologia?
Lo scopo principale di fare ricerca in psicologia è comprendere la mente umana studiando i processi cognitivi e i correlati anatomici che sono alla base del comportamento. Indagando la struttura e la funzione normale del sistema nervoso, i processi patologici e degenerativi è possibile, ad esempio, sviluppare approcci alternativi alla prevenzione e cure per le malattie neurologiche.
Il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive si trova a Rovereto. Giudichi questa una difficoltà?
Dipende dai punti di vista, sicuramente il fatto di essere l’unica sede situata a Rovereto rende il mio Dipartimento un po’ più isolato, ma il centro di Trento è soli 15 minuti di treno e le corse sono molto frequenti.
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intervista a Simone Centonze, laureato in Scienze e tecniche di psicologia cognitiva e poi nella laurea magistrale in Psicologia all’Università di Trento. È originario di Udine; ama gli sport di squadra e il cinema d’autore.
Simone, come è nata la tua passione per la psicologia cognitiva?
Ho un background completamente estraneo al mondo della psicologia, alle superiori ho frequentato un Istituto tecnico industriale, anche se mi ha sempre affascinato lo studio del comportamento umano. Quando è giunto il momento di scegliere cercavo una chiave di lettura di questa disciplina più concreta, più “scientifica”, ed eccomi qui.
La ricerca nel settore che hai scelto sta progredendo rapidamente. In un tale contesto quali occasioni ritieni di avere studiando a Trento?
Sicuramente la possibilità di spostarmi all’estero, dati i numerosi percorsi di scambio; e poi di formarmi in strutture di enorme prestigio convenzionate con l’ateneo, che mi consentono di vedere come funziona il mondo della ricerca.
Pensi che nel tuo Dipartimento gli spazi siano adeguati per lo studio e per la didattica?
Assolutamente si, c’è molto spazio: ma la cosa migliore è che edifici, aule, laboratori sono tenuti molto bene; questo vale anche per altre strutture non solo universitarie. Penso sia una caratteristica del Trentino.
Hai già deciso cosa vorresti fare dopo l’università?
La mia intenzione è quella di iniziare il tirocinio, che farò probabilmente in strutture sanitarie, per ottenere l’abilitazione e l’iscrizione all’Albo degli Psicologi.