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Organizzazione, società e tecnologia

Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

Classe di laurea: LM88 - Sociologia e ricerca sociale
Ammissione: accesso libero, con verifica dei requisiti (vedi procedure di ammissione)
Durata e lingua del corso: 2 anni, in lingua italiano
Sede: Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale - Trento

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La laurea magistrale in Organizzazione, società e tecnologia (OST) è un corso di studio tematico finalizzato a formare figure professionali in grado di operare nelle organizzazioni per armonizzare innovazioni tecnologiche e pratiche organizzative e capaci di decifrare e gestire le criticità emergenti da forme di lavoro flessibili e fortemente mediate dalle tecnologie di comunicazione. Il corso offre competenze finalizzate alla comprensione delle dinamiche sociali legate alla diffusione delle tecnologie dell’informazione, delle innovazioni tecnologiche e dei processi di digitalizzazione nei contesti organizzativi. L’impianto didattico accosta insegnamenti di sociologia dell’organizzazione e del lavoro con gli studi sociali su scienza, tecnologia e innovazione (STS), assieme ad un apparato metodologico adeguato all’analisi delle dinamiche sociali in contesti organizzativi tecnologicamente densi.

Il corso è articolato in modo da consentire l’accesso alla laurea magistrale OST non solo ai laureati in scienze sociologiche, ma anche in discipline quali le scienze economiche e aziendali, le scienze umane e le scienze dell’informazione.

 

I nostri studenti

intervista a Fabio, iscritto al secondo anno del corso di laurea magistrale in Organizzazione, società e tecnologia. Fabio viene da Spinea un comune in provincia di Venezia

Ciao Fabio, che cosa hai studiato in triennale e come mai hai scelto questo corso di laurea?
Ho completato il mio percorso di laurea triennale presso l’Università di Padova conseguendo la laurea in Sociologia. Verso la fine del percorso mi sono appassionato agli studi organizzativi e sull’innovazione. In particolare, mi interessava capire come viene gestito il tema del “benessere organizzativo” all’interno delle aziende, anche in relazione ai recenti processi di digitalizzazione. Ero dunque alla ricerca di un corso di laurea che mi aiutasse a sviluppare uno sguardo critico e degli strumenti per muovermi in modo più consapevole all’interno delle organizzazioni. Dopo aver confrontato vari percorsi magistrali, ho scelto il corso di laurea in “Organizzazione, società e tecnologia” perché mi sembrava più in linea con i miei interessi.

L'impatto della tecnologia sul lavoro è una questione molto attuale e in continua evoluzione. Come si studia questo fenomeno? 
Non c’è un solo modo per studiare l’impatto della tecnologia sul lavoro, per questo vorrei proporre alcuni “concetti sensibilizzanti” direbbe Herbert Blumer, cioè dei concetti che suggeriscono dei modi e delle direzioni lungo cui guardare a questa relazione. Immaginate di entrare in una qualsiasi organizzazione, e di guardarvi un po’ attorno, una delle prime cose che potrete notare è la forte presenza di tecnologie, e negli ultimi anni, di tecnologie digitali. Questo perché, in molti lavori la tecnologia non è più un semplice elemento di supporto, ma è un elemento costitutivo per l’attività umana e lavorativa più in generale. 
Il primo invito è quello di tenere sempre in mente il fatto che le tecnologie non sono mai neutrali: dove c’è una tecnologia c’è sempre un processo organizzativo. Ad esempio, nel momento in cui si introduce una nuovo dispositivo in un’azienda, gli utenti che saranno a contatto con essa dovranno svolgere un particolare tipo di lavoro per farla funzionare nel modo desiderato in quel particolare contesto lavorativo. Questo può provocare una ridistribuzione di poteri e competenze perché quello che fanno le tecnologie è organizzare.
Il secondo invito è quello di adottare una prospettiva relazionale. Ovvero non è sufficiente analizzare le caratteristiche tecniche della tecnologia per capire come impatterà nel contesto lavorativo, ma diventa fondamentale il momento del suo utilizzo effettivo da parte di una comunità di utilizzatori. Infatti, le tecnologie non nascano ‘efficienti’ e ‘affidabili’ a prescindere, bensì lo diventano in base all’uso che ne viene fatto all’interno di specifici contesti lavorativi.
Quindi per guardare a come le tecnologie impattano sul lavoro, bisogna prestare attenzione alle complesse interazioni che si instaurano tra macchina, utilizzatori ed uno specifico contesto d’uso.

Uno studente che frequenta questo corso, quanta familiarità deve avere con l'informatica e le nuove tecnologie? 
Non servono particolari competenze informatiche, il corso prevede dei laboratori che insegnano ad utilizzare specifici software per l’analisi di dati. Sicuramente avere familiarità con le nuove tecnologie può essere una marcia in più, ma ciò che conta secondo me è la curiosità, cercare di andare oltre le caratteristiche tecniche di tecnologie e piattaforme, non guardarle come oggetti fatti e finiti. Cercare dunque di cogliere la complessità e la varietà di usi che permettono le nuove tecnologie, infatti, le tecnologie più diffuse sono quelle che vengono utilizzate nei modi più vari, nessuno di noi utilizza un computer, smartphone o tablet al 100% delle potenzialità, ognuno lo usa in base a quelli che sono i propri interessi, problemi, fini e attività quotidiane.

A chi consiglieresti questo percorso? 
Consiglierei questo corso a tutti coloro che vogliono approfondire le relazioni che riguardano le organizzazioni, l’innovazione e le nuove tecnologie. Inoltre, il corso fornisce delle competenze trasversali che sono spendibili tanto nel mondo del lavoro, tanto in quello accademico. Ad esempio, i laboratori del secondo anno permettono agli studenti di fare una breve esperienza all’interno di start-up o aziende in cui possono mettere in pratica i metodi e le tecniche di ricerca.

C'è qualcosa di specifico che vorresti raccontare del tuo corso o del tuo percorso universitario? 
Un altro tema, che fa da filo rosso, durante il percorso di studi e quello della scienza. Il tema della scienza e della conoscenza scientifica è inestricabilmente legato alle tecnologie disponibili in un determinato momento e luogo. Come ho già detto, avevo scelto questa magistrale per approfondire gli studi organizzativi ma, durante i vari corsi, mi sono appassionato anche agli studi sociali sulla scienza. Ho deciso dunque di sviluppare la tesi combinando i due temi. Ho avuto l’opportunità di fare un periodo di etnografia all’interno di un laboratorio del CIBIO che si occupa di medicina traslazionale, ovvero una tipologia di ricerca biomedica caratterizzata da una stretta collaborazione tra i laboratori di ricerca e i contesti clinici. La pratica di ricerca del laboratorio è resa possibile dalla relazione che si crea tra due differenti contesti organizzativi: il laboratorio e l’ospedale. Ho passato più di un mese a contatto con biologi, bioinformatici, fisici e medici per cercare di capire come riescano a produrre conoscenza “oggettiva”.

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intervista a Federica, del corso magistrale in Organizzazione Società e Tecnologia (OST). Federica è nata e cresciuta a Bergamo, in Lombardia

Ciao Federica, che cosa hai studiato in triennale e come mai hai scelto questo corso di laurea?
Il mio percorso accademico inizia con una laurea triennale presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Trento. Nello specifico, sono laureata in Progettazione e innovazione sociale con una tesi trattante il legame tra le politiche attive per il lavoro e la legislazione europea in materia di disuguaglianze di genere.
Intervista a FedericaTerminata la laurea triennale, ero alla ricerca di un corso di laurea magistrale che potesse farmi capire meglio il mondo in continua evoluzione. In particolare, mi appassionano molto i rapporti tra società e tecnologie, come le nuove tecnologie si intersecano con la società civile e le organizzazioni lavorative. Allo stesso tempo, desideravo avvicinarmi alla ricerca sociale di stampo qualitativo. Il mio obiettivo era ottenere, alla fine degli studi, gli strumenti per interpretare la contemporaneità e avere una visione d'insieme proveniente da materie diverse, una visione multidisciplinare.
Il mio corso di laurea si occupa non solo di sociologia generale, ma anche di altre discipline come la psicologia del lavoro, la politologia, la filosofia, la giurisprudenza e l'economia. La possibilità di interagire direttamente con i casi studio e la prospettiva di portare cambiamenti significativi nel contesto lavorativo e organizzativo mi intrigavano molto.
Il mio personale interesse per le "hard science" mi ha portato ad avvicinarmi all'ambito degli studi STS (Science and Technology Studies), centrali in tutto il percorso di studio. Lo studio delle innovazioni scientifiche o industriali, insieme alle modalità di interazione tra uomini, macchine e nuove tecnologie, costituiscono pilastri fondamentali del corso.
Altre motivazioni che mi hanno spinto a scegliere questo corso di laurea sono sicuramente la possibilità di frequentare corsi in lingua inglese e il numero inferiore di studenti rispetto alla laurea triennale. Questi due aspetti consentono di rinforzare la lingua, una competenza fondamentale nel mondo accademico e lavorativo. Inoltre, una classe con meno studenti favorisce un rapporto più stretto con i professori, che sicuramente rappresenta un valore aggiunto. La diversità della classe in termini di formazione mi ha permesso, durante i numerosi lavori di gruppo, di acquisire una visione diversa dei fenomeni che esploravo principalmente dal punto di vista sociologico.
Infine, il corso offre un ricco bagaglio di opportunità di carattere internazionale. Ad esempio, si può partecipare al percorso d’eccellenza europeo European Master’s Programme on Society, Science and Technology ESST, oppure è possibile svolgere la ricerca per la tesi all'estero (come nel mio caso), oltre alle possibilità di partecipare agli scambi Erasmus e all’Honours Programme TALETE.

Quali ambiti della sociologia indaga principalmente questo corso di laurea?
I principali ambiti di ricerca che distinguono il corso di laurea in Organizzazione società e tecnologia riguardano la sociologia del lavoro, gli studi organizzativi, la sociologia dell’innovazione, la sociologia della conoscenza e la sociologia dei fenomeni tecnologici. In generale, direi proprio l’analisi del mondo che cambia ed evolve con la tecnologia, in ogni ambito. L’approccio è prettamente qualitativo.

Al secondo anno sono previsti molto laboratori. Che importanza hanno per il corso di laurea? Ci racconti di un'attività che ti ha particolarmente colpita?
I laboratori sono uno strumento molto utile ed efficace per mettere in pratica tutte quelle competenze teoriche apprese il primo anno. I laboratori offrono la possibilità di condurre vere e proprie ricerche con la raccolta dei dati e forniscono anche strumenti per coloro che non vogliono necessariamente legarsi al mondo accademico. Un esempio di quest'ultimo caso è la costruzione dei buyer personas o la strutturazione di un'analisi SWOT.
Un'attività che mi ha colpito particolarmente è stata proprio la strutturazione delle interviste e l'interpretazione delle stesse, ad esempio attraverso l'analisi del discorso.

A chi consiglieresti questo percorso?
Consiglierei questo corso di studi a coloro che nutrono un forte interesse per un mondo sempre più digitalizzato. Nello specifico, alle persone che hanno una passione per: la tecnologia in senso ampio, l'innovazione tecnologica, la scienza e i rapporti con il mondo digitale e il mondo del lavoro.
Inoltre, questo corso offre un’ottima preparazione in ambito qualitativo, nello specifico nell’indagare le dinamiche che coinvolgono tecnologia e società.
Consiglierei questo corso a tutte le persone interessate a sviluppare delle competenze trasversali, spendibili sia all’interno del mondo accademico sia all’interno delle industrie.
In sintesi, chiunque fosse appassionato di tecnologia e desideri comprendere il suo impatto sulla società e voglia acquisire competenze versatili e richieste nel mondo attuale dovrebbe, a mio parere, scegliere questo corso.

C'è qualcosa di specifico che vorresti raccontare del tuo corso o del tuo percorso universitario?
Il mio percorso accademico è stato segnato da due eventi importanti.
Il primo, riguarda la possibilità di poter svolgere un’osservazione partecipante per la mia tesi di laurea all’interno di un laboratorio di biotecnologie e fisica quantistica. Si tratta di un’etnografia organizzativa nel campo dei cosiddetti Laboratories Studies; l’ambito di studio che ho scoperto appassionarmi di più proprio durante i corsi del primo anno.
Con i dati raccolti, e questo è il secondo evento, e grazie alla mia adesione al percorso ESST, ho avuto l’opportunità di partecipare al bando ricerca tesi all’estero e tramite il mio relatore, ho trovato un’università che potesse ospitarmi per terminare la mia ricerca.
Ufficialmente ora sto completando la tesi presso la Warwick Business School (Inghilterra) presso l’unità di ricerca in Studi organizzativi per il lavoro nella scuola di dottorato di Warwick. Questa esperienza mi sta arricchendo molto non solo dal punto di vista accademico ma anche, e soprattutto personale.
Difficilmente avrei potuto effettuare un’esperienza simile se avessi scelto un altro percorso di studi.