Sport agonistico e carriera universitaria
Karen Putzer, Raffaella Masciadri e Sebastiano Thei scelgono l’Università di Trento con il programma di dual career TOPSport
di Floriana Cova
Tra i tanti studenti dell’Università di Trento, ci sono anche gli atleti TOPSport, un programma di dual career dell’Ateneo che cerca di aiutare gli atleti di alto livello a coniugare la carriera sportiva con quella accademica. Abbiamo incontrato tre di loro per farci raccontare la loro
esperienza di studenti UniTrento e atleti: Karen Putzer, campionessa di sci alpino, porta bandiera del programma e neolaureata in Giurisprudenza, Raffaella Masciadri, capitana della nazionale italiana di basket e studentessa di Giurisprudenza, e Sebastiano Thei, giocatore della Trentino Volley e studente di Matematica.
esperienza di studenti UniTrento e atleti: Karen Putzer, campionessa di sci alpino, porta bandiera del programma e neolaureata in Giurisprudenza, Raffaella Masciadri, capitana della nazionale italiana di basket e studentessa di Giurisprudenza, e Sebastiano Thei, giocatore della Trentino Volley e studente di Matematica.
Voi avete deciso, nonostante la carriera sportiva di altissimo livello, e i conseguenti impegni, di continuare a studiare. Perché?
Raffaella: Credo che per uno sportivo continuare a studiare sia fondamentale: la carriera agonistica prima o poi finisce, e generalmente si è ancora molto giovani quando questo succede. È fondamentale, quindi, essere pronti ad affrontare il mondo del lavoro, e per farlo occorre prepararsi e continuare a studiare. Ho la fortuna di vivere un momento elitario della mia vita: faccio qualcosa che mi piace e mi pagano per farlo. Ma non durerà per sempre e voglio avere tutti gli strumenti per affrontare al meglio il post-carriera.
Karen: Per me l’università è stata fondamentale per superare la fase di fine carriera: ho iniziato l’università mentre stavo ancora gareggiando e ho terminato la carriera sportiva mentre ero all’università. Grazie all’università il passaggio alla vita “normale” è stato meno drastico. Lo studio mi aveva già preparata a pormi nuovi obiettivi, non sportivi, e a riversare nel percorso accademico la determinazione che prima mettevo nelle competizioni.
Raffaella: Credo che per uno sportivo continuare a studiare sia fondamentale: la carriera agonistica prima o poi finisce, e generalmente si è ancora molto giovani quando questo succede. È fondamentale, quindi, essere pronti ad affrontare il mondo del lavoro, e per farlo occorre prepararsi e continuare a studiare. Ho la fortuna di vivere un momento elitario della mia vita: faccio qualcosa che mi piace e mi pagano per farlo. Ma non durerà per sempre e voglio avere tutti gli strumenti per affrontare al meglio il post-carriera.
Karen: Per me l’università è stata fondamentale per superare la fase di fine carriera: ho iniziato l’università mentre stavo ancora gareggiando e ho terminato la carriera sportiva mentre ero all’università. Grazie all’università il passaggio alla vita “normale” è stato meno drastico. Lo studio mi aveva già preparata a pormi nuovi obiettivi, non sportivi, e a riversare nel percorso accademico la determinazione che prima mettevo nelle competizioni.
Perché scegliere UniTrento? E come siete arrivati alla scelta del vostro corso di studi?
Sebastiano: Al momento di iscrivermi all’università, avevo chiara una cosa: bisogna avere passione per ciò che si studia ed essere convinti della propria scelta. È per questo che ho deciso di studiare matematica. Al liceo, in realtà, non era la materia in cui andavo meglio, ma mi ha sempre appassionato molto, e per questo ho capito che era la scelta migliore per me.
Raffaella: Ho scelto di studiare giurisprudenza perché, al termine della carriera di atleta, vorrei a lavorare magari come procuratrice in ambito sportivo. Dopo la laurea in Scienze giuridiche nel 2010 a Como, dove giocavo, ho deciso di proseguire ulteriormente gli studi e ho cercato la migliore Facoltà di Giurisprudenza vicina alla sede della mia nuova squadra (Schio). L’Ateneo di Trento è conosciuto a livello nazionale per la sua alta qualità. Quando ho scoperto l’esistenza anche del programma TOPSport ho capito che era l’Università che faceva per me.
Sebastiano: Al momento di iscrivermi all’università, avevo chiara una cosa: bisogna avere passione per ciò che si studia ed essere convinti della propria scelta. È per questo che ho deciso di studiare matematica. Al liceo, in realtà, non era la materia in cui andavo meglio, ma mi ha sempre appassionato molto, e per questo ho capito che era la scelta migliore per me.
Raffaella: Ho scelto di studiare giurisprudenza perché, al termine della carriera di atleta, vorrei a lavorare magari come procuratrice in ambito sportivo. Dopo la laurea in Scienze giuridiche nel 2010 a Como, dove giocavo, ho deciso di proseguire ulteriormente gli studi e ho cercato la migliore Facoltà di Giurisprudenza vicina alla sede della mia nuova squadra (Schio). L’Ateneo di Trento è conosciuto a livello nazionale per la sua alta qualità. Quando ho scoperto l’esistenza anche del programma TOPSport ho capito che era l’Università che faceva per me.
Quali sono state le principali difficoltà che avete incontratoiniziando l’Università?
Sebastiano: All’inizio è stata dura: l’università è molto diversa dal liceo e, inoltre, durante il primo anno è decollata anche la mia carriera sportiva, portando impegni maggiori anche da questo lato. Tenendo duro e impegnandomi, però, ho iniziato a orientarmi e ad abituarmi ai ritmi universitari. Le lezioni mi appassionavano molto e questo mi ha aiutato sicuramente a trovare uno stimolo in più per ritagliare del tempo per lo studio. Incastrare gli impegni universitari con quelli sportivi non è stato sicuramente facile.
Raffaella: Anche per me l’organizzazione degli impegni e la pianificazione di studio ed esami sono stati lo scoglio più grande. Per fortuna i miei allenamenti mi permettono di ricavare del tempo per l’università: mi alleno circa 5 ore al giorno, tra mattina e pomeriggio, quindi riesco a trovare anche dei momenti da dedicare allo studio. Quello che gli allenamenti mi impediscono di fare è frequentare le lezioni. Come atleta non ho un calendario settimanale standardizzato: tra trasferte, allenamenti extra e altri impegni, è difficile incastrare anche le lezioni universitarie. Un’altra difficoltà sicuramente è la stanchezza fisica e mentale: nei periodi di allenamento o gare particolarmente intensivi è molto faticoso riuscire a concentrarsi anche sullo studio.
Karen: Io ho avuto qualche problema con la gestione delle pratiche amministrative: non potendo frequentare le lezioni per i motivi che ha spiegato anche Raffaella, mi mancava il confronto con i compagni di studio, che è fondamentale per rimanere al passo con le informazioni. Ho avuto però la fortuna di essere stata la prima atleta ad usufruire del programma TOPSport: mi è stata assegnata una tutor fantastica, che mi ha seguita, aiutata e motivata.
Sebastiano: All’inizio è stata dura: l’università è molto diversa dal liceo e, inoltre, durante il primo anno è decollata anche la mia carriera sportiva, portando impegni maggiori anche da questo lato. Tenendo duro e impegnandomi, però, ho iniziato a orientarmi e ad abituarmi ai ritmi universitari. Le lezioni mi appassionavano molto e questo mi ha aiutato sicuramente a trovare uno stimolo in più per ritagliare del tempo per lo studio. Incastrare gli impegni universitari con quelli sportivi non è stato sicuramente facile.
Raffaella: Anche per me l’organizzazione degli impegni e la pianificazione di studio ed esami sono stati lo scoglio più grande. Per fortuna i miei allenamenti mi permettono di ricavare del tempo per l’università: mi alleno circa 5 ore al giorno, tra mattina e pomeriggio, quindi riesco a trovare anche dei momenti da dedicare allo studio. Quello che gli allenamenti mi impediscono di fare è frequentare le lezioni. Come atleta non ho un calendario settimanale standardizzato: tra trasferte, allenamenti extra e altri impegni, è difficile incastrare anche le lezioni universitarie. Un’altra difficoltà sicuramente è la stanchezza fisica e mentale: nei periodi di allenamento o gare particolarmente intensivi è molto faticoso riuscire a concentrarsi anche sullo studio.
Karen: Io ho avuto qualche problema con la gestione delle pratiche amministrative: non potendo frequentare le lezioni per i motivi che ha spiegato anche Raffaella, mi mancava il confronto con i compagni di studio, che è fondamentale per rimanere al passo con le informazioni. Ho avuto però la fortuna di essere stata la prima atleta ad usufruire del programma TOPSport: mi è stata assegnata una tutor fantastica, che mi ha seguita, aiutata e motivata.
Cosa vi ha insegnato lo sport che è stato utile nell’affrontare la vita universitaria?
Karen: Sicuramente la tenacia: lo sportivo non è quello che “fa la bella vita” e cerca scorciatoie per non fare fatica, come pensano alcuni. Fare sport ti insegna ad impegnarti al massimo perché per raggiungere i propri obiettivi bisogna fare fatica, ma alla fine i risultati premiano. Questo vuol dire anche saper affrontare le difficoltà della vita universitaria, organizzare il proprio studio e il proprio tempo e non chiedere favoritismi.
Raffaella: Lo sport mi ha trasmesso determinazione e capacità di concentrazione. Durante una partita devi essere concentrato al massimo, indipendentemente da ciò che succede fuori dal campo. Nello studio è la stessa cosa: bisogna riuscire a concentrarsi al massimo, ottimizzare il tempo e ragionare per obiettivi.
Lo sport in questo aiuta anche a comprendere che per ottenere ciò che si vuole bisogna anche essere disposti a fare dei sacrifici. Nello sport, come nella vita, mi pongo degli obiettivi e do il massimo per raggiungerli.
Sebastiano: Sono d’accordo. Lo sport, soprattutto a livello agonistico, sicuramente aiuta nell’educazione “al lavoro” perché sviluppa la capacità di organizzazione e insegna a ragionare per obiettivi e a lavorare in squadra. Anche a livello amatoriale può insegnare molto, oltre ad essere uno strumento fondamentale per staccare dagli impegni quotidiani, ricaricare le batterie e affrontare lo studio con nuove energie.
Karen: Sicuramente la tenacia: lo sportivo non è quello che “fa la bella vita” e cerca scorciatoie per non fare fatica, come pensano alcuni. Fare sport ti insegna ad impegnarti al massimo perché per raggiungere i propri obiettivi bisogna fare fatica, ma alla fine i risultati premiano. Questo vuol dire anche saper affrontare le difficoltà della vita universitaria, organizzare il proprio studio e il proprio tempo e non chiedere favoritismi.
Raffaella: Lo sport mi ha trasmesso determinazione e capacità di concentrazione. Durante una partita devi essere concentrato al massimo, indipendentemente da ciò che succede fuori dal campo. Nello studio è la stessa cosa: bisogna riuscire a concentrarsi al massimo, ottimizzare il tempo e ragionare per obiettivi.
Lo sport in questo aiuta anche a comprendere che per ottenere ciò che si vuole bisogna anche essere disposti a fare dei sacrifici. Nello sport, come nella vita, mi pongo degli obiettivi e do il massimo per raggiungerli.
Sebastiano: Sono d’accordo. Lo sport, soprattutto a livello agonistico, sicuramente aiuta nell’educazione “al lavoro” perché sviluppa la capacità di organizzazione e insegna a ragionare per obiettivi e a lavorare in squadra. Anche a livello amatoriale può insegnare molto, oltre ad essere uno strumento fondamentale per staccare dagli impegni quotidiani, ricaricare le batterie e affrontare lo studio con nuove energie.
Per informazioni sul programma TOPSport: www.unisport.tn.it
IMG> Sebastiano Thei, Raffaella Masciadri, Karen Putzer
Floriana Cova lavora presso la Direzione Didattica e Servizi agli Studenti dell'Università di Trento.