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In Europa con Erasmus+

Micaela RapettiValeria: il mio tirocinio alla Université des Alpes di Grenoble
Intervista di Micaela Rapetti

Valeria Netti proviene dalla Puglia ed è iscritta al corso di laurea magistrale in Psicologia dell’Università di Trento che ha sede a Rovereto. Nei mesi scorsi ha svolto il tirocinio previsto dal suo piano degli studi a Grenoble, nell’ambito del programma Erasmus+ for traineeship.

Valeria, per quale motivo hai deciso di svolgere all’estero il tirocinio e perché proprio a Grenoble?
Sentivo che nel mio percorso di studi mancava qualcosa e che se non avessi colto l’opportunità di fare un’esperienza all’estero durante gli anni universitari me ne sarei pentita. Ritenevo che svolgere il tirocinio in un paese straniero potesse apportare un valore aggiunto alla mia formazione. Così ho cominciato a cercare dei centri di ricerca in Europa che si occupassero della materia che mi interessa principalmente, ovvero la psicologia dello sviluppo, e il Laboratorio di Psicologia e NeuroCognizione (LPNC) della Université des Alpes di Grenoble era quello più adatto. Ho fatto domanda e mi hanno accettata.

In che cosa consisteva l’attività da te svolta?
All’interno del LPNC, il BabyLab è un laboratorio in cui i protagonisti della ricerca scientifica sono i bambini, nel mio caso quelli dai 3 ai 12 mesi d’età. I genitori partecipano volontariamente alla ricerca, entusiasti di contribuire allo studio delle capacità cognitive dei bambini attraverso un’attività stimolante e divertente per i propri figli. Principalmente mi occupavo della raccolta e della produzione dei dati degli esperimenti che venivano presentati ai bambini, che consistevano solitamente in brevi video o immagini presentate su uno schermo.

Durante il tuo tirocinio hai parlato in inglese o in francese?
Sono passata ben presto dall’esprimermi solo in inglese a usare correntemente anche il francese, per una migliore comunicazione con tutto lo staff ma anche per interagire con i genitori dei bambini che quotidianamente raggiungono il BabyLab. Inoltre, nella vita quotidiana, al supermercato o nell’uso dei mezzi pubblici, è stato indispensabile conoscere anche il francese.

Hai incontrato difficoltà durante la tua mobilità con il programma Erasmus?
No, non ho incontrato particolari difficoltà. Lo staff Internazionale di UniTrento e la struttura ospitante in Francia sono stati entrambi molto disponibili e attenti a ogni mia esigenza.

Qual è il valore aggiunto, secondo te, di un tirocinio svolto all’estero invece che in Italia?
Svolgendo il mio tirocinio all’estero ho potuto confrontarmi con una realtà diversa da quella italiana; non solo ho appreso come si fa ricerca nel mio settore di studio, quali sono le procedure e i metodi da utilizzare, ma ho potuto farlo in un’ottica completamente nuova, in un ambiente stimolante e internazionale. Oltre ad arricchire le mie competenze professionali, ho poi avuto la possibilità di sviluppare competenze personali, quali la capacità di adattamento e l’apprendimento di una nuova lingua. Per queste ragioni consiglio a tutti di partecipare ad un programma di mobilità internazionale.

Micaela Rapetti lavora presso lo Staff per l’Internazionalizzazione del Polo di Rovereto dell’Università di Trento.

Massimo: un periodo di studi e di ricerca all'Università di Oslo
Intervista di Marta Balducci

Massimo Giordano ha da poco trascorso un periodo di studio all’estero presso l’Università di Oslo con il programma Erasmus+.
Massimo è iscritto al corso di laurea in Fisica dell’Università di Trento e proviene da Mondovì (Cuneo).

Massimo, cosa ha motivato la tua scelta di svolgere un periodo all’estero con il programma Erasmus Plus?
Ho sempre considerato il progetto Erasmus come un obiettivo da raggiungere, una sorta di passaggio obbligato all’interno della mia vita universitaria e soprattutto nel mio percorso di studio. La dimensione internazionale dal punto di vista accademico è sempre stata interessante per me, il pacchetto Erasmus è uno degli strumenti più facili per fare un’esperienza di viaggio, di cultura, di vita.

È stato difficile accedere al programma? In Ateneo hai trovato il supporto necessario?
Accedere al nuovo programma Erasmus plus è molto semplice; è sufficiente seguire una procedura on-line, che è abbastanza veloce. Il bando per partecipare al programma Erasmus Plus viene pubblicato sul sito dell’Università ed è molto chiaro. Ho trovato estremamente utili gli incontri organizzati a livello di Dipartimento, dove si conoscono quali sono le destinazioni, i passaggi burocratici da fare ed è possibile chiarire i propri dubbi. Inoltre, sono stato supportato nei vari step prima della partenza dallo Staff per l’internazionalizzazione dell’Ateneo.

Come mai hai scelto Oslo e quanto è durato il tuo soggiorno?
La scelta di Oslo e della Norvegia è stata favorita dall’idea di scoprire la cultura nordica e il meraviglioso paesaggio naturalistico. Nello stesso tempo Oslo è una destinazione ambita per le sue strutture universitarie. Sono rimasto all’Università di Oslo per 12 mesi, 10 mesi per fare esami e 2 mesi per fare un’esperienza di ricerca applicata alle nanotecnologie, sviluppando celle solari in perovskite all’interno di una “Cleanroom”. Quest’esperienza di ricerca è stata talmente interessante che sto pensando di proseguire i miei studi in Fisica all’Università di Oslo.

Quali sono stati secondo te i pregi principali di quest’esperienza?
La vita di uno studente in Erasmus ad Oslo ruota intorno all’università, dove molte attività come le biblioteche e i bar sono gestite da studenti. Il campus è davvero a misura di studente e la vita accademica è vivace anche da un punto di vista scientifico e invoglia alla collaborazione. Questo aiuta a sviluppare le proprie potenzialità e a realizzare le proprie idee.

Consiglieresti questa esperienza a un futuro studente?
Consiglio vivamente di partire per Erasmus qualunque sia la destinazione prescelta. È un’esperienza unica sia a livello universitario che a livello personale. Arricchisce il tuo curriculum e ti dà la possibilità di conoscere gente proveniente da tutto il mondo e di incontrare nuove culture.

Marta Balducci lavora presso lo Staff per l’internazionalizzazione del Polo di Collina dell’Università di Trento.