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Quando fotoni e quark invadono il liceo classico

Stefano OssUna nuova scuola capace di superare la tradizionale suddivisione tra cultura umanistica e scientifica
di Stefano Oss

Com’è giusto che sia, i gusti sono gusti e anche in fatto di passioni culturali le preferenze di noi tutti per una o l’altra disciplina sono una ricchezza che va non solo preservata ma anche sostenuta. Non è solo questione di “chi è più bravo a
far di conto” o di “chi ha una mano perfetta per il disegno”. Si tratta piuttosto di una naturale tendenza del cervello a privilegiare determinati meccanismi di apprendimento, scoperta, elaborazione di concetti, costruzione di processi cognitivi e di lettura del nostro mondo. Verosimilmente è anche per questo che esistono, a livello di scuole secondarie di secondo grado, tipologie e percorsi anche molto differenziati: il liceo classico, i diversi licei scientifici, le scuole dedicate alle scienze umane, all’arte, alla tecnica, alle professioni, all’economia e così via.

Questa disponibilità di percorsi formativi – di per sé attraente e funzionale alle esigenze di nuove professionalità e caratteristiche culturali degli studenti – nasconde un aspetto potenzialmente rischioso, almeno in determinati contesti. L’idea di apporre “etichette” di specializzazione o di indirizzo a tipologie di scuola (“per umanisti”, “per scienziati”, “per economisti”…) a livello di formazione pre-universitaria, se portata avanti con troppa determinazione, alla fine non produce reali vantaggi e può indebolire o vanificare processi dedicati all’orientamento degli studenti.

Orientare con apertura e modernità significa porre gli studenti nella condizione di essere esposti al panorama della società odierna con ampie proposte formative e informative e non con una “pre-specializzazione” in determinate aree disciplinari.

Il nostro Ateneo è da sempre sensibile al problema dell’orientamento attivo e coordinato con le scuole di tutta Italia. Lo fa in molti modi, a partire da una collaborazione fattiva e costante con i docenti dei vari licei e istituti che con i nostri Dipartimenti costruiscono e perfezionano percorsi di sensibilizzazione alla cultura in senso generale e non esclusivamente alla cultura umanistica o a quella scientifica. Non esistono due culture, come ci ha abituato a pensare la tradizione crociana e gentiliana che tanto ha influito sul nostro sistema educativo. Esiste solamente la Cultura, l’apparato di conoscenze e di modi di interpretare, comprendere e raccontare il mondo di cui siamo parte secondo vari linguaggi e competenze, ma evitando l’arroccamento in isole disciplinari blindate e separate. Le specialità e le competenze a elevata professionalità esistono e devono essere a disposizione del cittadino. Tuttavia  non ha senso e non dovrebbe mai averlo, nonostante quello che si osserva, che uno specialista in medicina, per esempio, consideri la matematica come una perdita di tempo, o che un cittadino qualunque non sappia che i cambiamenti climatici si studiano con osservazioni e modelli scientifici e non affidandosi alle previsioni astrologiche. Si rende quindi necessaria una maggiore apertura da parte delle scuole detentrici di specialità disciplinari verso una varietà, la più ampia possibile, di punti di vista e di lettura di ciò che ci circonda. Un pensiero poliedrico assicura un orientamento migliore alle scelte da compiere per il futuro degli studenti di oggi e dei professionisti di domani.

L’Ateneo di Trento opera da anni di concerto con molti dipartimenti del sistema scolastico provinciale e nazionale ai fini di assicurare supporto a questa esigenza. La collaborazione è bidirezionale e coinvolge tante persone che lavorano nella scuola e nell’università. L’esperienza dei docenti della scuola e la loro sensibilità nell’avvicinare gli studenti che sono in cerca di un’identità culturale personale e personalizzata sono aspetti insostituibili. I gruppi di ricerca e i docenti che nell’università cooperano con questi insegnanti arricchiscono le loro modalità di interagire con l’apparato scolastico e, nel contempo, contribuiscono a ideare e progettare nuove vie orientative che gli insegnanti sperimentano e mettono in atto nelle loro classi.

Un esempio di tali collaborazioni è in atto con il Liceo classico Giovanni Prati di Trento. Questa scuola vanta, giustamente, una storia importante nel territorio provinciale come “tempio” dell’umanesimo e della formazione classica letteraria. Può però vantarsi anche di accogliere, da qualche anno ormai, cicli di lezioni-conferenza dedicate ai fondamenti e alle applicazioni della fisica moderna. Particolare attenzione, nell’ultima edizione che si è tenuta nella scorsa primavera, è stata dedicata proprio agli aspetti più intriganti e affascinanti della fisica quantistica. Attualmente è in preparazione l’edizione 2016 che tratterà delle ricadute tecnologiche e sociali delle scienze fisiche: dai supermateriali,  all’energetica, all’astronautica, alle nuove applicazioni della fisica della luce. La pacifica “invasione” delle aule profumate di greco antico e di latino che fotoni, quark, buchi neri, atomi,  nuclei e molecole hanno compiuto e insisteranno a compiere, è esattamente quanto ci piace di una nuova scuola, capace di andare oltre la propria specialità e di saper comprendere la complessità della società culturale dei nostri tempi.

Stefano Oss è docente di Fisca dell’Università di Trento e delegato per l’orientamento dell’Ateneo.