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BEA – Behavioral and Applied Economics

Dipartimento di Economia e Management

Classe di laurea: LM56 - Scienze dell’economia
Ammissione: numero programmato (vedi procedure di ammissione)
Durata e lingua del corso: 2 anni, in lingua inglese
Sede: Dipartimento di Economia e Management, Trento

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La laurea magistrale in Behavioral and Applied Economics (BEA) è un progetto scientifico unico che offre suoi laureati conoscenze innovative, in cui la teoria economica è profondamente intrecciata con l’analisi empirica e quantitativa.

L’obiettivo è quello di promuovere un approccio applicato alla ricerca economica che permetta l’elaborazione di test empirici sulla base di una solida teoria utilizzando dati economici e/o sperimentali, al fine di sviluppare un’efficiente analisi dei fenomeni economici per la valutazione di efficaci politiche strategiche.

Il BEA mira a fornire ai laureati magistrali una competenza specifica di dominio per interpretare criticamente e analizzare in modo fortemente innovativo i dati osservativi e progettare e implementare risorse investigative direttamente sul campo (laboratori sperimentali, esperimenti sul campo, indagini...).

Presentazione dei corsi di laurea magistrale in inglese del Dipartimento di Economia e Management

I nostri studenti

intervista ad Alessandro, laureato in Behavioural and Applied Economics. Alessandro viene da Roma

Ciao Alessandro! Che cosa hai studiato in triennale e come mai hai scelto questo corso di laurea?
In triennale ho studiato Scienze Economiche alla Sapienza. Ho sempre avuto un interesse verso la psicologia del consumatore, nel cercare di capire le scelte, spesso irrazionali, che l’agente economico compie. Questa branca relativamente recente dell’economia ha proprio l’obiettivo di comprendere quanto detto. Per questo motivo, quando ho visto che l’Università di Trento offriva un Master in Behavioural Economics ho subito deciso di fare domanda.

Behavioural Economics, economia comportamentale: che cosa significa nel concreto? Che cosa si studia a riguardo?
La Behavioral Economics nasce come branca di contro tendenza alla visione economica classica, secondo la quale il consumatore è un agente completamente razionale. L’economia comportamentale, soprattutto tramite esperimenti in laboratorio, tende a confutare le teorie dell’economia tradizionale, individuando i cosiddetti bias cognitivi, cioè delle deviazioni da quelle che sono le valutazioni razionali e oggettive che dovrebbe compiere l’homo economicus.

Com'è il rapporto coi docenti del corso? E con gli altri studenti?
Il mio corso contava circa 20 studenti. Questo ha permesso di sviluppare un rapporto diretto con i professori, favorendo quindi un continuo dialogo e confronto che aiuta a comprendere meglio quanto viene spiegato. Ci tengo ad aggiungere che i professori non si limitano ad insegnare la loro materia, ma vi è sempre la volontà di formare dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Per quanto riguarda gli studenti, ho avuto la fortuna di avere dei colleghi estremamente motivati, sempre disposti a condividere la loro conoscenza e a dare un aiuto quando serve. Inoltre, con alcuni di loro è nato un rapporto di amicizia pura, che trascende l’Università. Infine, la natura internazionale del corso permette di confrontarti con diverse culture e quindi di apprendere metodi e approcci allo studio differenti da quello italiano.

A chi consiglieresti questo percorso?
Penso che questo corso sia orientato a formare persone che vogliono entrare nel mondo della ricerca. Io e molti altri dei miei colleghi, una volta laureati, abbiamo deciso di intraprendere questo percorso. Non mi sento però di dire che uno studente debba avere le idee chiare prima di entrare in questo Master. Io stesso, che a breve inizierò un dottorato proprio qui a Trento, inizialmente avevo obiettivi estremamente distanti dalla ricerca.

C'è qualcosa di specifico che vorresti raccontare del tuo corso o del tuo percorso universitario?
Ci tengo a parlare della mia tesi. In questo Master l’iniziativa dello studente viene sempre premiata. Per la tesi avevo un’idea piuttosto ambiziosa. Quando l’ho proposta ai miei due relatori, Marco Faillo e Roberto Gabriele, hanno subito accolto la proposta con entusiasmo ed hanno fatto di tutto per mettermi nelle condizioni di affrontare al meglio questa esperienza. Per entrare più nello specifico, ho passato due mesi a Berlino presso un importante Istituto di Ricerca tedesco (DIW), dove ho utilizzato i loro dati per la mia analisi. Ho notato che questo Master promuove e aiuta molto gli studenti che vogliono fare questo tipo di esperienze all’estero. E, visto che la stesura della mia tesi mi ha convinto ad intraprendere un dottorato, mi sento molto riconoscente nei confronti di questa Università e in particolare del Master in Behavioural and Applied Economics.

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intervista a Sheryl, iscritta al secondo anno del corso magistrale in Behavioural and Applied Economics. Sheryl viene dalle Marche, da un paesino in provincia di Pesaro Urbino, Marotta-Mondolfo 

Ciao Sheryl, che cosa hai studiato in triennale e come mai hai scelto questo corso di laurea? 
In triennale ho studiato Marketing con una concentrazione in Psicologia e comunicazione all'Università americana John Cabot di Roma. Dopo la laurea, ho lavorato per 6 mesi a Bruxelles, in Belgio, e al mio ritorno in Italia volevo concludere il percorso di studi concentrandomi sull'intersezione che esiste tra marketing e psicologia. L'applicazione della psicologia al marketing (neuromarketing) e la teoria dei nudge mi hanno sempre affascinato e desideravo approfondire l'argomento, infatti ho scelto il percorso dedicato all'economia comportamentale. Gli aspetti che mi hanno convinto a iscrivermi sono stati il fatto che il corso fosse in lingua inglese, l'essere un corso di piccole dimensioni con un numero ristretto di studenti e il focus proprio su questi argomenti che sono ancora purtroppo troppo poco studiati e proposti nelle università, soprattutto in Italia. 

Ci spieghi brevemente cos'è la teoria dei nudge?
Hai mai pensato al motivo per cui ancora oggi il fumo, il consumo sregolato di alcolici o droghe, il poco esercizio fisico o il mancato risparmio per il futuro sono comportamenti diffusi su larga scala?
L'economia tradizionale è fondata su 3 pilastri: le persone sono razionali e compiono sempre scelte razionali; queste scelte sono basate sull'interesse personale; le persone cambiano idea nel momento in cui ricevono nuove informazioni. Come si spiegano allora questi comportamenti? Nonostante le persone abbiamo tutte le informazioni possibili e sanno benissimo che queste azioni nuocciono alla loro salute mentale, fisica e finanziaria, comunque continuano a perseverare nel loro comportamento, a discapito del loro interesse personale e di ogni logica razionale. 
Da questa riflessione, Richard Thaler e Cass Sunstein hanno tratto il libro "Nudge, La Spinta Gentile - La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute e felicità" nel quale sostengono che, essendo gli umani incapaci di prendere veramente decisioni razionali e nel loro interesse, hanno bisogno di "nudge" ossia delle piccole spinte per fare la cosa giusta, per loro e, magari, anche per gli altri. I nudge sono di tanti tipi, alcuni più efficaci e altri meno: per esempio, un nudge molto efficace è la regola del default. Nel momento in cui c'è una scelta da fare, per esempio iscriversi a un piano pensionistico o meno, se il sistema presenta l'iscrizione come default e alla persona è richiesta una scelta attiva per non iscriversi al suddetto piano, la maggior parte delle persone sceglierà il default: questo succede per vari motivi tra cui la paura di avere rimpianti per una scelta sbagliata, la percezione che se quella opzione è indicata come default allora è l'opzione consigliata e/o la maggior parte delle persone fa quella scelta e la disattenzione e noncuranza che spesso abbiamo nel momento in cui facciamo scelte per noi poco rilevanti. Un esempio ancora più tangibile della forza del default la vediamo tutte le volte che apriamo un sito che ci chiede se diamo o meno il consenso ai cookies: spesso, quando l'opzione di rifiutarli è difficile da trovare o quando si deve scegliere quali accettare e quali rifiutare, si finisce per cliccare su "accetta tutto". 
Di nudge si potrebbe parlare all'infinito, ma se l'argomento vi affascina tanto quanto affascina me, alcuni corsi di questo Master vi daranno l'opportunità di approfondirlo molto bene. 

Il corso di laurea magistrale in Behavioural and Applied Economics unisce lo studio della teoria economica all'analisi empirica e quantitativa. Cosa significa nel concreto? Ci fai qualche esempio?
Vuol dire analizzare un problema o situazione attraverso lo studio dei dati ricavati da un esperimento o una raccolta dati approfondita e poi applicare la teoria economica che meglio può servire per trovare una soluzione. Al di là dello studio dei modelli economici, in molti corsi ci sono progetti di gruppo su casi studio molto simili, se non tratti, dalla realtà: per esempio, nel corso di Econometria, abbiamo dovuto studiare la willingness-to-pay (disponibilità a pagare) dei turisti per diverse strategie di conservazione delle malghe alpine. Il progetto richiedeva di studiare le preferenze dei turisti prendendo in considerazione diverse condizioni e diverse tipologie di turisti. Nel corso invece dedicato alle Politiche pubbliche e ai nudge, invece, io e il mio gruppo abbiamo studiato come risolvere il problema dell'utilizzo delle buste di plastiche nere per la raccolta differenziata dell'umido nella provincia di Rovereto che hanno causato numerosi blocchi nei depuratori. Per lo sviluppo del progetto abbiamo dovuto raccogliere dati riguardanti le abitudini dei cittadini sulla raccolta differenziata, le possibili opzioni di intervento e proporre una strategia per attuare una risoluzione del problema. Due progetti molto diversi che però rendono bene l'idea della parte pratica del corso. 

Quanto è importante il tirocinio per questo corso?
Il tirocinio è sicuramente molto importante per riuscire a mettere in pratica le teorie economiche studiate in classe, per capire come effettivamente quello che si studia può essere applicato nel mondo del lavoro. Rispetto ai corsi di economia tradizionale, ho trovato gli argomenti del corso molto più legati al mondo reale del lavoro.

A chi consiglieresti questo percorso?
Io ho scelto il percorso più incentrato sulla Behavioral Economics, perciò mi sento di consigliare questo percorso a chi ha non solo un background in economia ma anche uno spiccato interesse per la psicologia. Il percorso in Applied Economics è dedicato invece a coloro che amano i numeri e la teoria economica più pura.

C'è qualcosa di specifico che vorresti raccontare del tuo corso o del tuo percorso universitario?
Ho avuto l'opportunità di svolgere il primo semestre del secondo anno in Australia, a Melbourne, un'università in cui lo studio dell'economia comportamentale è molto avanzato. Ho perfino avuto l'occasione di partecipare a un evento di livello nazionale, il Nudgeathon, dove ho avuto l'occasione di applicare la teoria dei nudge ad un problema reale che sta attraversando lo stato australiano. Se si ha l'occasione, fare un'esperienza all'estero è più che consigliato, un'esperienza che arricchisce in una maniera incredibile e che permette di approfondire molti argomenti che altrimenti non si avrebbe l'occasione di studiare.