Studi internazionali
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale
Classe di laurea: L36 - Scienze politiche e relazioni internazionali
Posti disponibili (a.a. 2025/26): 200 (accesso con test di ammissione)
Durata e lingua del corso: 3 anni, in lingua italiana
Sede: Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Trento (TN)
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Nel corso di laurea in Studi internazionali l’oggetto di studio principale sono i fenomeni sociali e politici in riferimento alla dimensione europea e internazionale. L’approccio è multidisciplinare e prevede conoscenze in scienza politica, diritto, storia internazionale, sociologia e in economia europea e internazionale. L’obiettivo principale del corso di laurea è la comprensione della complessità di tematiche come la globalizzazione, le relazioni internazionali, la cooperazione allo sviluppo, l’internazionalizzazione e l’integrazione europea. Il corso si articola in due indirizzi:
- Politica e organizzazioni internazionali, con focus sulle organizzazioni internazionali
- Cooperazione allo sviluppo, con focus sui temi propri della sociologia dello sviluppo internazionale
I nostri studenti
intervista ad Andrea, appena laureato in Studi Internazionali. Andrea viene da una piccola città nell'entroterra abruzzese
Ciao Andrea, che scuola superiore hai frequentato e come mai hai scelto questo corso di laurea?
Ho frequentato un liceo scientifico, dunque non avevo in nessun modo familiarità con molte delle discipline che avrei poi affrontato all'università. Il mio interesse verso gli Studi internazionali nasce nel momento in cui ho sentito parlare del corso alla Settimana Estiva di Orientamento dell'Università di Trento a cui ho partecipato tra il 4° e il 5° anno di liceo. Come per moltissimi studenti di scuole superiori, non avevo la benché minima idea di quale sarebbe stato il mio futuro: mi interessavano la matematica, la filosofia, la letteratura, ma mi sembrava che questi percorsi avrebbero potuto dar luce soltanto a una piccola parte della mia personalità. Ero in crisi totale! Con il corso di laurea in Studi internazionali per la prima volta ho percepito l'opportunità di poter dar spazio a moltissimi aspetti di me e, contemporaneamente, di soddisfare la voglia di contribuire, in un futuro più o meno lontano, a una società migliore.
Come mai hai scelto di spostarti così lontano da casa?
Già nella Settimana di Orientamento ho percepito che Trento potesse essere una città in cui gli studenti hanno voglia di mettersi in gioco, di condividere le proprie esperienze in moltissimi spazi di associazione all'interno e all'esterno dell'Università. Ovviamente la priorità era comunque l'offerta formativa, e la struttura del corso di laurea mi sembrava ottima.
Che cosa ti ha appassionato del tuo corso di laurea?
Da dove cominciare? Io dico sempre che il mio corso di laurea fornisce delle "lenti" per guardare al mondo, alla società e alle relazioni globali in maniera più oggettiva, più completa e più integrata. Senz'altro è stato molto interessante coniugare le diverse prospettive, da quella sociologica e politologica a quella economica o giuridica, per guardare ai vari fenomeni. In più, il percorso in cooperazione e sviluppo mi ha introdotto ad ambiti che ora ritengo i miei preferiti, nonché quelli sui quali mi sto specializzando ora.
Andrea, hai collaborato con varie associazioni. Ci parli di come queste attività diventano parte dell'esperienza universitaria?
Le associazioni sono un'enorme risorsa a Trento, e per me hanno rappresentato un'esperienza positiva sotto tutti i punti di vista. Come studente fuori sede, hanno rappresentato gli spazi ideali per socializzare, per divertirsi, condividere passioni e sfogarsi e riprendersi dalle difficoltà. Come studente di Studi internazionali, sono state un primo approccio per mettere in pratica le nuove prospettive che il corso di laurea pian piano mi forniva al di fuori dell'ambito accademico: è molto diverso lottare come attivista per i diritti umani da esterno, rispetto a farlo con la consapevolezza dei meccanismi geopolitici, giuridici e sociali che stanno dietro a determinate situazioni. Lo stesso è valido per moltissime altre associazioni che hanno una sede a Trento. In più, le associazioni sono anche luoghi in cui persone con background totalmente diversi tra loro condividono i loro punti di vista. Cosa c'è di meglio?
Come prosegue il tuo percorso ora che hai conseguito il titolo?
Ora sto proseguendo il mio percorso accademico con un corso di laurea magistrale (esattamente un Master di due anni) all'Università di Bergen, in Norvegia. Qui ho l'opportunità di guardare in maniera più approfondita ai temi a cui le discipline del percorso in cooperazione e sviluppo mi hanno introdotto, con un approccio molto attento alla progettazione e ai metodi di ricerca e alla raccolta dati.
C'è qualcosa di specifico che vorresti raccontare del tuo corso o del tuo percorso universitario?
La cosa principale che racconto sempre a chiunque sia interessato al corso, un po' come monito un po' come incoraggiamento, è che io, durante i primi semestri, non capivo quasi niente. O meglio, gli argomenti, gli eventi, i fenomeni, mi sembravano talmente vasti al punto tale da farmi sentire un completo ignorante. Col tempo ho capito che è perfettamente normale, quando ci si affaccia a fenomeni così complessi e che spesso ancora non sono compresi da esperti, sentirsi piccoli e confusi. La cosa migliore da fare è secondo me abbracciare questa sensazione di ignoranza e guardare al lato positivo: quante cose ci sono ancora da imparare, e a quante cose si può contribuire. Ogni percorso è unico, e ognuno può avere un ruolo attivo aggiungendo una prospettiva diversa su ciò che legge sui manuali.
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intervista a Federico Barbieri, iscritto al corso di laurea magistrale in European and International Studies. Viene da Guastalla in provincia di Reggio Emilia
Cosa ti ha spinto a iscriverti a questo corso?
Dopo il diploma conseguito in un Liceo Linguistico, ero alla ricerca di un corso che potesse aiutarmi a comprendere i fenomeni internazionali al centro del dibattito quotidiano, sfruttando ed applicando le mie competenze linguistiche. Inoltre, desideravo frequentare lezioni che prestassero particolare attenzione al mondo giuridico ed economico, e che potessero fornirmi conoscenze di base in questi campi. La multidisciplinarietà di Studi Internazionali sembrava potesse ben adattarsi alla mia continua voglia di apprendere concetti nuovi e diversi tra loro.
Ci sono possibilità di fare esperienze all'estero? Quanto sono importanti per un percorso come il tuo?
Tra Erasmus+ Studio, Erasmus+ Tirocinio, Accordi Bilaterali e ricerca all'estero, l'offerta è davvero varia. Solitamente, le borse a disposizione sono addirittura superiori alla domanda! Oltre alle classiche opportunità viene anche incoraggiata la presenza a conferenze internazionali, io ad esempio ho partecipato, assieme ad alcuni compagni di corso, ad una Conferenza di tre giorni sul Diritto Internazionale ad Innsbruck. Sono tutte esperienze che portano benefici, non solo dal punto di vista accademico. Dal mio punto di vista, in un corso di Studi Internazionali, è essenziale il confronto con studenti provenienti da contesti differenti.
Dopo la triennale in Studi Internazionali hai proseguito con il MEIS (Master in European and International Studies). Giudichi difficile affrontare una magistrale completamente in inglese?
Non lo nego, le prime lezioni sono state impegnative, ma sono più che convinto della bontà della mia scelta. Al giorno d'oggi apprendere l'inglese a livello accademico non è importante solo per comunicare, ma anche per padroneggiare al meglio il linguaggio tecnico (in questo caso, concernente le relazioni internazionali). Comunque, come sa chi è già stato in Erasmus, dopo poche settimane di lezioni interamente in lingua, l'inglese smette di rappresentare un ostacolo e si trasforma in un potente mezzo per abbattere le barriere linguistiche tra persone provenienti da paesi diversi.
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intervista a Francesca Capoluongo. Francesca, laureata in Studi internazionali presso l’Università di Trento, è ora iscritta alla laurea magistrale in European and International Studies. Viene da Saltrio, in provincia di Varese
Francesca, come è nato il tuo interesse per questo campo di studi?
In tutta sincerità credo sia difficile individuare un momento particolare in cui ho cominciato ad interessarmi al mondo delle relazioni internazionali, della scienza politica o della sociologia. Credo sia stata una presa di consapevolezza graduale, rendersi conto che nell'aprire un giornale lo sguardo volava alla ricerca della pagina “esteri”, oppure più semplicemente la grande passione per il viaggio e l'incontro con culture e visioni differenti che mi ha sempre accompagnata sin da bambina. Non è stato poi per nulla facile tradurre queste inclinazioni abbastanza generiche e per di più non “predominanti” in maniera definitiva (durante gli ultimi mesi delle superiori ero ancora totalmente in crisi riguardo la scelta universitaria, e le opzioni spaziavano da lettere classiche a medicina!) in una scelta che, per forza di cose, avrebbe escluso altre alternative. Ho poi deciso di intraprendere questo percorso ancora avvolta da mille dubbi, ma spinta soprattutto dalla curiosità e dal desiderio di acquisire uno sguardo più critico e consapevole sulla realtà che mi circonda, sulle regole e i meccanismi più o meno visibili che ci guidano e condizionano nella nostra quotidianità, a livello locale così come globale, e devo dire che a questo proposito non potrei mai dirmi pentita della mia scelta.
Durante la triennale sei stata a Dresda, in Germania, col programma Doppia laurea. Puoi parlarci di questa esperienza?
Si è trattato di un'esperienza molto impegnativa sia a livello accademico sia personale, ma che è risultata alla fine senz'altro stimolante e positiva. Il programma Doppia laurea è diverso dall'Erasmus: si devono acquisire 60 crediti formativi e scrivere e discutere la tesi nell'università partner. Nel mio caso ho trascorso all'estero un intero anno accademico. Come studentessa doppia laurea non ero vista come una studentessa di UniTrento all'estero, ma ero considerata proprio come una studentessa tedesca. Ho avuto così anche molte più occasioni di contattare e collaborare con gli studenti del luogo rispetto ad altri miei amici che invece erano a Dresda col Programma Erasmus, e questo mi ha permesso di conoscere più approfonditamente e dall'interno la cultura e la società in cui ho vissuto. Nonostante il primo periodo davvero difficile e travagliato (consiglio generale... studiare benissimo le lingue! È davvero dura seguire per un semestre lezioni di cui si capisce solo il “Buongiorno” iniziale), una volta che si impara a comprendere il nuovo sistema in cui si è inseriti è davvero bello e stimolante confrontarsi con una realtà diversa a quella che si è data per scontata per tanto tempo. E, da non dimenticare, alla fine di un percorso del genere si acquisisce, appunto, una Doppia Laurea: ora io ho un titolo italiano e uno tedesco, il che molto probabilmente risulterà vantaggioso a livello di futuro lavorativo (e lo è già stato per esempio per quanto riguarda richieste di stage o tirocinio).
Sei anche un'allieva del Collegio di Merito “Bernardo Clesio”: come ti trovi?
Il Collegio è davvero parte fondamentale della mia esperienza a Trento. Soprattutto durante la triennale ho vissuto le amicizie costruite all'interno del Clesio come una vera e propria seconda famiglia, un punto di riferimento per condividere momenti di difficoltà o entusiasmi. È molto bello e anche “utile” trovare studenti che vivono insieme o accanto a te e frequentano corsi di studio magari non identici al tuo, ma che proprio per questo possono rappresentare una fonte di arricchimento prezioso e continuo. Anche dalle conferenze organizzate dal Collegio si possono trarre degli spunti davvero interessanti e toccare concretamente quella “interdisciplinarità” di cui spesso si legge o si sente parlare, ed inoltre si può usufruire di occasioni culturali, come spettacoli teatrali, concerti o opere all'Arena di Verona!
Che consiglio vorresti dare ai neo-immatricolati per sfruttare al meglio l'esperienza universitaria in genere?
Non limitarsi al mondo all'interno del proprio Dipartimento, ma cercare di cogliere le tantissime occasioni che anche “l'esterno” può offrire. Volontariato, tirocini, lavoro... un contatto con la realtà che possa da un lato rappresentare un punto di riferimento concreto rispetto a grandi teorie o riflessioni astratte ascoltate in aula, dall'altro un modo diverso per mettersi alla prova e capire meglio i propri interessi, inclinazioni e passioni.
Cosa vorresti fare finita l'università?
Questa è LA domanda! Sinceramente non ho ancora un'idea precisa, e da un certo punto di vista è un problema, nel senso che in un campo come quello delle relazioni internazionali, soprattutto se ci si volesse indirizzare verso un lavoro in organizzazioni governative, è sempre meglio cominciare a “specializzarsi” il prima possibile, scegliere e indirizzare il proprio corso di studi e le esperienze extra (stage, volontariato, lavoro) verso lo scopo che si vuol raggiungere. Però al momento cerco di guardare l'altro lato, ovvero il fatto che davvero molte strade e scelte sono aperte e possibili, dal continuare gli studi con un dottorato a cominciare ad entrare nel mondo del lavoro, magari inizialmente nel campo delle ONG (Organizzazioni Non Governative). Per ora mi dedicherò al mio ultimo anno di laurea magistrale, che trascorrerò all'estero (prima nelle Filippine, poi a Istanbul) e chissà quali nuovi interessi, entusiasmi, idee ed occasioni potranno nascere!
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intervista a Marco Valerio, laureato in Studi internazionali e ora iscritto alla laurea magistrale in Gestione delle organizzazioni e del territorio presso l’Università di Trento . Risiede a Ravina, una frazione di Trento.
Aprire la mente e assumere un ruolo attivo nella società
Marco, perché hai scelto l’area della Sociologia e in particolare Studi internazionali?
Di fronte a questo mondo, sempre più fluido, sfuggevole e globalizzato, sentivo il bisogno di acquisire degli strumenti che mi permettessero di capire la realtà in cui viviamo, come essa ci condiziona e come fosse possibile cercare di migliorarla.
Ho visto che hai dei voti molto alti. Qual è il segreto per avere successo nello studio?
Interesse, anzi, passione. Credo sia fondamentale appassionarsi a quello che si studia, lasciare che libri e lezioni ci "parlino". Se ci si libera da preconcetti e si è pronti ad accogliere gli stimoli quotidiani, l’ambiente universitario arricchisce dal punto di vista culturale e soprattutto umano, e ci si incammina nella direzione giusta.
Quali sono i punti di forza dell’area di studio che hai scelto?
Sicuramente la multidisciplinarietà. Con la duttilità che lo contraddistingue, il nostro corso di studio permette di approfondire ambiti diversi, perché in tutta la realtà si riscontra un’interconnessione con le scienze sociali, la medicina, l’economia. È come se ci venissero fornite lenti diverse con cui vedere il mondo.
Perché investire sulla formazione in tempi di crisi? Cosa consigli ai ragazzi che devono fare ora la loro scelta?
Credo che proseguire gli studi, per chi ha l’interesse e la possibilità di farlo, non possa che rivelarsi la scelta migliore. Dico questo per l’enorme ricchezza interiore che se ne ottiene: studiare significa aprire la propria mente e assumere un ruolo attivo nella società. Consiglio di prendere del tempo per ascoltarsi e capire cosa davvero può appassionare. Per fare bene l’università è necessario farsi coinvolgere da quello che si studia.